Il territorio su cui si trova Pietrapaola è interessato da testimonianze antiche di varie epoche, che indicano da un lato una frequentazione sin dalla prima età del ferro, dall’altro la coesistenza di popoli di diversa origine.
Tomba in località Spinaro |
Le tracce più antiche di insediamenti umani sono attestate in località Spinaro, con una necropoli indigena costituita da tombe rupestri a grotticella artificiale datate intorno al IX-VII, e sul cozzo Cerasello, dove una grande quantità di materiale d’impasto fa supporre la presenza di un insediamento; la necropoli relativa all’abitato è stata invece individuata sulla vicina altura di Brugliaturo. Queste testimonianze sono attribuite a popolazioni indigene preelleniche, probabilmente agli Enotri, una stirpe italica che tra il 1700 e il 700 a.C. (età del bronzo medio-prima età del ferro) si era insediata nella Calabria centro-settentrionale. Gli Enotri erano così chiamati dai greci e letteralmente il nome significa “produttori di vino”. Si tratta di genti che abitavano soprattutto le colline e le zone montane, vivevano di pastorizia e attività agricole, ma erano anche buoni artigiani.
La colonizzazione greca della Magna Grecia cominciò verso l’VIII sec. a.C.: le antiche città di Sibari e Crotone furono fondate dagli Achei presumibilmente intorno al 720 a.C., Thurii intorno al 444 a.C. Come le altre colonie greche, anch’esse erano situate sul litorale e avevano prevalentemente lo scopo di controllare e favorire i traffici marittimi per conto della madrepatria. I ritrovamenti italioti (così venivano definiti i Greci di queste colonie) sono segnalati un po’ ovunque sul territorio magno-greco; a Pietrapaola, nella località Colombara, tracce di necropoli elleniche datate intorno al IV-III sec. a.C., confermano per questo periodo la coesistenza di popolazioni greche e italiche.
Nell’entroterra, nel frattempo, facevano la loro apparizione i Bruzi o Brettii, una popolazione di origine osca. A partire dal V sec. a.C. alcune stirpi italiche cominciarono a muoversi verso il sud della penisola, seguendo vere e proprie ondate migratorie. I Brettii si sostituirono così agli Enotri (o s’integrarono con essi) e si stabilirono nelle zone interne, sugli altipiani alle pendici della Sila Greca. Intorno al IV-III sec. a.C. edificarono nella regione, e particolarmente sulle alture tra le città di Thurii e Crotone, una serie di centri fortificati disposti a intervalli regolari, e ben collegati alla linea costiera. Tra un centro e un altro, esisteva, certamente, anche un sistema viario interno, mentre le aree protette dalle imponenti cinte murarie non erano completamente urbanizzate – come si desume dagli ampi spazi liberi che si trovano all’interno delle mura – e servivano certamente a ospitare le popolazioni in caso di necessità. Centri brettii di una certa importanza politico-militare sono stati individuati a Castiglione di Paludi a Pruja e, in territorio pietrapaolese, alle Muraglie, al Cerasello e a Le Restre.
Alle Muraglie, a circa 10 km in linea d’aria da Castiglione di Paludi, e al Cerasello, un’altura a poche centinaia di metri più a monte, sono ben evidenti i resti di un sistema difensivo di imponeti mura di cinta. Alle Muraglie, i materiali archeologici recuperati all’interno dell’area fortificata sono del III secolo a.C.; si tratta perlopiù di qualche elemento architettonico e di ceramica da cucina e a vernice nera prodotta nei dintorni. Per il Cerasello, invece, è più difficile dare informazioni precise. La mancanza di sondaggi specifici permette appena di ipotizzare che il sito abbia ospitato la sede di una zecca.
Tomba in località Spinetta |
Che i due centri delle Muraglie e del Cerasello occupassero punti strategici nel sistema territoriale brettio è confermato, fra l’altro, anche dalla scoperta di una tomba a camera a pianta rettangolare con corridoio d’accesso, in località Spinetta, a sud-ovest del Cerasello. Vicino a essa sono state trovate due monete bronzee brettie, mentre a circa 300 metri, sulla sponda del fiume Laurenzana, vi sono resti di una fornace che nel IV-III secolo produceva ceramica a vernice nera. Non ci sono dubbi che i Bretti, popolo bellicoso e montanaro, furono in grado di dar vita a una civiltà autonoma e indipendente, in costante rapporto, talora conflittuale, talora complementare, con le città italiote della Magna Grecia. Il loro antagonismo portò alla fine di entrambe.
Durante la guerra tarentina i Romani, chiamati in causa, intervennero, per poi restare, nel 272 a.C., gli unici vincitori del conflitto. In questo modo veniva sancita la fine dell’indipendenza della Magna Grecia e dei Brettii.
Bibliografia AA.VV., Calabria jonica, Guida alle risorse del territorio, Comunità Montana Sila Greca, Rossano 1998
G. De Rosa, Il mondo greco e l’Oriente, Bergamo 1982
Cassola-Ruggini, Storia antica delle grandi civiltà, Firenze 1982